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L'agrifoglio è un albero che cresce spontaneo su tutto il nostro territorio; un sempreverde che non manca quasi mai nei nostri giardini soprattutto in forma di arbusto.
Le sue foglie sono di un bel verde lucente, o variegate di bianco, i fiori bianchi e molto profumati fioriscono verso maggio; d'inverno le piccole bacche rosse, i frutti, contrastano con le foglie formando un insieme molto decorativo.
Le bacche non sono tossiche per i volatili che amano cibarsene, quando il gelo le rende più morbide. Ne sono ghiotti cince, merli, tordi e soprattutto pettirossi.
La pianta è ritenuta un portafortuna fin dall'antichità. I romani regalavano le sue fronde agli sposi novelli; per i druidi era una pianta sacra, simbolo rinascita della natura, e se ne ornavano il capo; i nativi d'America deponevano le sue fronde davanti alle capanne e prima delle battaglie, per propiziarsene il risultato, bevevano un decotto di foglie di agrifoglio perché ritenevano che desse forza e vigore.
Molte sono le leggende nate intorno a questa pianta. Quella del mondo germanico narra che Valdur, il figlio del dio Odino, colpito a morte da una freccia, cadde in un cespuglio di agrifoglio. Per riconoscenza il dio traformò l'arbusto in una pianta sempreverde ricoprendola di bacche rosse in memoria della morte di Valdur.
Con il tempo anche i cristiani hanno utilizzato questa pianta durante il periodo natalizio per la sua ricca simbologia: i fiori bianchi ricordano la purezza di Maria, le foglioline spinose la corona della Passione, i frutti rossi il sangue versato da Gesù.
Le sue foglie sono di un bel verde lucente, o variegate di bianco, i fiori bianchi e molto profumati fioriscono verso maggio; d'inverno le piccole bacche rosse, i frutti, contrastano con le foglie formando un insieme molto decorativo.
Le bacche non sono tossiche per i volatili che amano cibarsene, quando il gelo le rende più morbide. Ne sono ghiotti cince, merli, tordi e soprattutto pettirossi.
La pianta è ritenuta un portafortuna fin dall'antichità. I romani regalavano le sue fronde agli sposi novelli; per i druidi era una pianta sacra, simbolo rinascita della natura, e se ne ornavano il capo; i nativi d'America deponevano le sue fronde davanti alle capanne e prima delle battaglie, per propiziarsene il risultato, bevevano un decotto di foglie di agrifoglio perché ritenevano che desse forza e vigore.
Molte sono le leggende nate intorno a questa pianta. Quella del mondo germanico narra che Valdur, il figlio del dio Odino, colpito a morte da una freccia, cadde in un cespuglio di agrifoglio. Per riconoscenza il dio traformò l'arbusto in una pianta sempreverde ricoprendola di bacche rosse in memoria della morte di Valdur.
Con il tempo anche i cristiani hanno utilizzato questa pianta durante il periodo natalizio per la sua ricca simbologia: i fiori bianchi ricordano la purezza di Maria, le foglioline spinose la corona della Passione, i frutti rossi il sangue versato da Gesù.
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