"Santa Lucia è la notte più lunga che ci sia."
Il mio calendario dell'Avvento propone un ricamino con pacchetti e giocattoli. Non a caso.
L'antico proverbio che ho citato all'inizio è tipico della mia terra: l'ho sentito ripetere e l'ho, a mia volta, ripetuto molte volte in questo periodo.
Anticamente, prima della riforma del calendario giuliano (1582), questa data corrispondeva al solstizio d'inverno ed effettivamente la notte fra il 12 e il 13 dicembre era la più lunga dell'anno. Con la riforma gregoriana il solstizio si è spostato al 21 dicembre: la notte di S. Lucia rimane, tuttavia, una delle più lunghe anche se non in assoluto. Attualmente perciò il proverbio ricorda che questa sarà una lunga notte di attesa per molti di noi.
Infatti per i bambini del Veneto, del Friuli, della Lombardia: bresciano, cremonese, cremasco, bergamasco, lodigiano, mantovano e alcune zone del parmense, questa notte, S. Lucia provvederà a distribuire i doni. Ma solo a quelli che si sono comportati bene; gli altri riceveranno carbone... anche se dolce!
La tradizione della Santa siracusana, vissuta nel III/IV sec., dispensatrice di doni è antichissima e risale al momento della sua conversione. Si narra che distribuisse i suoi beni ai poveri delle catacombe, con una lucerna fissata sul capo.
Il culto di Lucia cominciò a diffondersi al nord dal XIII sec. quando il Doge veneziano Enrico Dandolo portò da Costantinopoli le sue reliquie. E in effetti le zone di diffusione della tradizione riguardante i doni ai bimbi sono quelle di pertinenza della Serenissima e limitrofe.
Un'altra versione racconta di nobildonne bresciane che, acquistato il grano sul cremonese, avevano pregato i confinanti di distribuire i sacchi.
Una tradizione simile riguarda la città di Casalmaggiore (CR). A beneficiare del grano sarebbero stati gli abitanti di Milano.
(tratto da LA PROVINCIA del 10/12/2009)
Ancora oggi S. Lucia si serve di un carretto, trainato da un asinello, per trasportare i doni destinati ai bambini che devono preparare, sulla porta di casa, una ciotola d'acqua e un mazzetto di fieno per rifocillare l'asinello e sul tavolo una tazza di latte e dei biscotti per Santa Lucia. Dovranno inoltre farsi trovare a letto, rigorosamente addormentati, per evitare di ricevere la cenere negli occhi.
Quali le tradizioni delle vostre zone?
P.S.: buon onomastico a tutte le LUCIA.
L'antico proverbio che ho citato all'inizio è tipico della mia terra: l'ho sentito ripetere e l'ho, a mia volta, ripetuto molte volte in questo periodo.
Anticamente, prima della riforma del calendario giuliano (1582), questa data corrispondeva al solstizio d'inverno ed effettivamente la notte fra il 12 e il 13 dicembre era la più lunga dell'anno. Con la riforma gregoriana il solstizio si è spostato al 21 dicembre: la notte di S. Lucia rimane, tuttavia, una delle più lunghe anche se non in assoluto. Attualmente perciò il proverbio ricorda che questa sarà una lunga notte di attesa per molti di noi.
Infatti per i bambini del Veneto, del Friuli, della Lombardia: bresciano, cremonese, cremasco, bergamasco, lodigiano, mantovano e alcune zone del parmense, questa notte, S. Lucia provvederà a distribuire i doni. Ma solo a quelli che si sono comportati bene; gli altri riceveranno carbone... anche se dolce!
La tradizione della Santa siracusana, vissuta nel III/IV sec., dispensatrice di doni è antichissima e risale al momento della sua conversione. Si narra che distribuisse i suoi beni ai poveri delle catacombe, con una lucerna fissata sul capo.
Il culto di Lucia cominciò a diffondersi al nord dal XIII sec. quando il Doge veneziano Enrico Dandolo portò da Costantinopoli le sue reliquie. E in effetti le zone di diffusione della tradizione riguardante i doni ai bimbi sono quelle di pertinenza della Serenissima e limitrofe.
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La leggenda che riguarda la zona cremonese risale al Seicento, forse all'epoca della peste ricordata da Manzoni. Si racconta che la città di Brescia, particolarmente colpita dal temibile morbo, patisse anche una terribile carestia perché più nessuno poteva occuparsi delle coltivazioni. A Cremona i raccolti e il cibo non mancavano. Così i cremonesi, abbandonate le rivalità campanilistiche e per iniziativa di signore facoltose, decisero di inviare derrate ai vicini. La notte tra il 12 e il 13 dicembre una teoria di asinelli, carichi di sacchi di grano, giunse in città e i cremonesi cominciarono a lasciarli davanti alle porte delle case. Il giorno dopo i bresciani non sapendo chi ringraziare pensarono ad un miracolo di S. Lucia di cui ricorreva la festa.Un'altra versione racconta di nobildonne bresciane che, acquistato il grano sul cremonese, avevano pregato i confinanti di distribuire i sacchi.
Una tradizione simile riguarda la città di Casalmaggiore (CR). A beneficiare del grano sarebbero stati gli abitanti di Milano.
(tratto da LA PROVINCIA del 10/12/2009)
Ancora oggi S. Lucia si serve di un carretto, trainato da un asinello, per trasportare i doni destinati ai bambini che devono preparare, sulla porta di casa, una ciotola d'acqua e un mazzetto di fieno per rifocillare l'asinello e sul tavolo una tazza di latte e dei biscotti per Santa Lucia. Dovranno inoltre farsi trovare a letto, rigorosamente addormentati, per evitare di ricevere la cenere negli occhi.
Quali le tradizioni delle vostre zone?
P.S.: buon onomastico a tutte le LUCIA.
ciao Marm! sono passata per un saluto ed ho letto questo interessante post su Santa Lucia. Qui da noi in Toscana è una data che passa praticamente inosservata, ci ricordiamo solo del detto: s.ta lucia il giorno più corto che ci sia, niente di più.
RispondiEliminaè bello invece che certe tradizioni rimangano nel tempo! buona domenica!
francesca
http://ilsentierodelleviole.splinder.com
Qui da noi S.Lucia viene venerata come protettrice della vista,per cui è una santa molto "importante"(semmai si possa fare una classifica),inoltre in questo giorno noi diciamo:a Santa Lucia nu' pass e gallin',per indicare che la giornata si allunga un pò...però non abbiamo nessuna particolare tradizione....per cui ho letto le vostre molto affascinata!un bacio
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