RICAMI DI MARMOTTA

Lettori fissi

giovedì 31 dicembre 2009

venerdì 25 dicembre 2009

giovedì 24 dicembre 2009

UN ALTRO ALBERO DI NATALE


Questo è l'albero di Natale realizzato dalla mia collega e da me al lavoro. Una composizione tutta giocata con il bianco, il rosso e l'oro.





E per finire l'ultima tappa del mio calendario. Natale è ormai vicinissimo.....

mercoledì 23 dicembre 2009

L'ALBERO DI NATALE DI CASA MIA

Il mio albero di Natale è, come dice Gianni Rodari un una sua bellissima poesia, di "quelli di plastica che vendono alla Upim".



I miei primi anni di matrimonio addobbavo alberi veri ma, non avendo un giardino dove ospitarli finite le Feste, li vedevo tutti miseramente morire.

Nemmeno esisteva la bella iniziativa IKEA di restituire l'albero dopo l'Epifania. Attualmente non potrei comunque utilizzare questo metodo perchè i centri di acquisto/restituzione sono troppo lontani da casa mia.

Così, se pur con rammarico, mi sono adattata agli alberi finti che ciclicamente, quando sono troppo spelacchiati, vengono sostituiti. Devo però ammettere che le imitazioni sono veramente accettabili.



Fra le decorazioni che uso molte sono "fisse" cioè vengono utilizzate tutti gli anni ed altre variabili. Quest'anno gli addobbi dovevano essere tutti in bianco e blu. Alla fine sembrandomi l'albero troppo nordico, troppo freddo ho aggiunto qualche tocco dorato.




Le sfere che uso tutto gli anni sono quelle realizzate da Berty con la tecnica a punto norvegese e da me ricoprendo sfere di polistitolo con filati di lurex.








martedì 22 dicembre 2009

VISCHIO E AGRIFOGLIO



COUPEZ LE GUI, COUPEZ LE HOUX!

FEUILLAGE VERT, FEUILLAGE ROUX,

MARIEZ LEURS BRANCHES!

PERLES ROUGES ET PERLES BLANCHES;

COUPEZ LE GUI, COUPEZ LE HOUX!

C'EST LA NOEL! FLEURISSEZ VOUS!

domenica 20 dicembre 2009

IL MAGO DI NATALE







S'io fossi il mago di Natale
farei spuntare un albero di Natale
in ogni casa, in ogni appartamento
dalle piastrelle del pavimento,
ma non l'alberello finto,
di plastica, dipinto
che vendono adesso all'Upim:
un vero abete, un pino di montagna,
con un po' di vento vero
impigliato tra i rami,
che mandi profumo resina
in tutte le camere,
e sui rami i magici frutti: regali per
tutti.

Poi con la mia bacchetta me ne andrei
a fare magie
per tutte le vie.

In via Nazionale,
farei crescere un albero di Natale
carico di bambole
d'ogni qualità,
che chiudono gli occhi
e chiamano papà,
camminano da sole,
ballano il rock an'roll
e fanno le capriole.
Chi le vuole, le prende:
gratis, s'intende.

In piazza San Cosimato
faccio crescere l'albero
del cioccolato;
in via del Tritone
l'albero del panettone
in viale Buozzi
l'albero dei maritozzi,
e in largo di Santa Susanna
quello dei maritozzi con la panna.

Continuiamo la passeggiata?
La magia è appena cominciata:
dobbiamo scegliere il posto
all'albero dei trenini:
va bene piazza Mazzini?

Quello degli aeroplani
lo faccio in via dei Campani
Ogni strada avrà un albero speciale
e il giorno di Natale
i bimbi faranno
il giro di Roma
a prendersi quel che vorranno.

Per ogni giocattolo
colto dal suo ramo
ne spunterà un altro
dello stesso modello
o anche più bello.

Per i grandi invece ci sarà
magari in via Condotti
l'albero delle scarpe e dei cappotti.
Tutto questo farei se fossi un mago.

Però non lo sono
che posso fare?

Non ho che augurio da regalare:
di auguri ne ho tanti,
scegliete quelli che volete,
prendeteli tutti quanti.



(G. Rodari)

giovedì 17 dicembre 2009

UN BIANCO R.A.T. DI NATALE








Certo, se avessi dato maggior credito alle previsioni del tempo, il mio calendario dell'Avvento avrebbe oggi ospitato Withe Christmas e non la poesia di Guido Gozzano che imparai a memoria anni fa. Quanti?

Frequentavo la scuola materna e giocavo insieme a Lucia la cui sorella, Cristina, era in quinta elementare. Era l'ultimo anno che prevedeva gli esami d'ammissione alla scuola media e il programma scolastico era particolarmente pesante. Cristina non voleva saperne d'imparare quella poesia che invece io ripetevo benissimo affascinata dalla notte buia, dalle sete, dal Sovrano Bambino ma soprattutto da quell' Alleluia di cui ignoravo il significato.

Qualche anno dopo, a mia volta in quinta, delusissima imparai un'altra poesia: non ricordo quale. I programmi scolastici d'altra parte erano cambiati.

Mi è sempre rimasta in mente e la ricordo ora, consapevole del significato di tutte le parole, con una tenerezza infinita.



Ora è meglio passare al mio R.A.T., già terminato da qualche giorno, il cui soggetto è quanto meno premonitore.

tratto da RICO Design n. 20 - filati da ricamo DMC


Da una pezza di tela Aida blu, acquistata anni fa a Milano, ho ritagliato una lunga striscia che, orlata e ricamata ornerà la mia tavola di Natale: quest'anno tutta in bianco e blu.




Le scritte, in parte rielaborate, sono tratte da vari numeri di Le idee di Susanna e RicAmanre.




L'ho fotografata piegata a metà perché non sono una fotagrafa esperta e distesa non entrava nell'obbiettivo della mia piccola digitale.




Qui sotto il paesaggio come si presenta questa mattina dalle mie finestre: è molto simile a quello del ricamo,










Sono in piena fioritura ma non si vedono: solo un bocciolino.




E per finire un po' di colore benaugurante.

E' NATO ALLELUJA





E' nato il sovrano bambino,
è nato! Alleluja, alleluja!
La note che già fu si buia,
risplende d'un astro divino.

Orsù, cornamuse, più gaie
suonate! squillate, campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!

Non sete, non molli tappeti,
ma come nei libri hanno detto
da quattromill'anni i profeti,
un poco di paglia ha per letto.

Da quattromill'anni s'attese
quest'ora su tutte le ore.
E' nato, è nato il Signore!
E' nato nel nostro paese.

Risplende d'un astro divino
la notte che già fu si buia.
E' nato il Sovrano Bambino,
è nato! Alleluja, alleluja!


(G. Gozzano)

mercoledì 16 dicembre 2009

16 DICEMBRE









"Il Natale si avvicinava e cominciarono i soliti misteriosi preparativi. Laurie e Jo avrebbero voluto fare cose magnifiche per festeggiarlo degnamente, e parlarono di fuochi artificiali, razzi, girandole, archi di trionfo ed altre cose ugualmente impossibili. Ripiegarono poi su un programma più positivo e tennero vari conciliaboli interrotti da frequenti risate.

Hannah andava dicendo che "se lo sentiva nelle ossa" che il giorno di Natale sarebbe stato bello, e fu una sicura indovina. La mattina del gran giorno Beth stava bene, e avviluppata in un soffice scialle di lana, regalo della madre, fu portata in trionfo alla finestra ad ammirare l'offerta di Jo e Laurie. I due avevano lavorato di notte, e nel giardino troneggiava una grande statua di neve raffigurante una ragazza ornata di agrifogli, con un grande cesto di fiori e frutta in una mano e un grande rotolo di pezzi di musica nell'altra. Sulle spalle aveva uno scialle di tutti i colori dell'iride."






tratto da "Piccole donne" di L. M. Alcott

lunedì 14 dicembre 2009

APPELLO UGENTE PER MILU' - MASSIMA DIFFUSIONE




C'è un appello ugente per MILU', carlina di nove mesi, rubata in casa l'8 dicembre a

ROMA PRATI

i proprietari chiedono la massima diffusione.

Conosco la dolcezza dei Carlini perché il mio Gigio è stato addestrato con una di loro: Carlotta.

Da brava pasticciona, e colpita dall'appello, ho lasciato ben tre commenti al post di denuncia!

sabato 12 dicembre 2009

13 DICEMBRE: SANTA LUCIA



"Santa Lucia è la notte più lunga che ci sia."






Il mio calendario dell'Avvento propone un ricamino con pacchetti e giocattoli. Non a caso.

L'antico proverbio che ho citato all'inizio è tipico della mia terra: l'ho sentito ripetere e l'ho, a mia volta, ripetuto molte volte in questo periodo.

Anticamente, prima della riforma del calendario giuliano (1582), questa data corrispondeva al solstizio d'inverno ed effettivamente la notte fra il 12 e il 13 dicembre era la più lunga dell'anno. Con la riforma gregoriana il solstizio si è spostato al 21 dicembre: la notte di S. Lucia rimane, tuttavia, una delle più lunghe anche se non in assoluto. Attualmente perciò il proverbio ricorda che questa sarà una lunga notte di attesa per molti di noi.

Infatti per i bambini del Veneto, del Friuli, della Lombardia: bresciano, cremonese, cremasco, bergamasco, lodigiano, mantovano e alcune zone del parmense, questa notte, S. Lucia provvederà a distribuire i doni. Ma solo a quelli che si sono comportati bene; gli altri riceveranno carbone... anche se dolce!

La tradizione della Santa siracusana, vissuta nel III/IV sec., dispensatrice di doni è antichissima e risale al momento della sua conversione. Si narra che distribuisse i suoi beni ai poveri delle catacombe, con una lucerna fissata sul capo.

Il culto di Lucia cominciò a diffondersi al nord dal XIII sec. quando il Doge veneziano Enrico Dandolo portò da Costantinopoli le sue reliquie. E in effetti le zone di diffusione della tradizione riguardante i doni ai bimbi sono quelle di pertinenza della Serenissima e limitrofe.


. . o o O o o . .



La leggenda che riguarda la zona cremonese risale al Seicento, forse all'epoca della peste ricordata da Manzoni. Si racconta che la città di Brescia, particolarmente colpita dal temibile morbo, patisse anche una terribile carestia perché più nessuno poteva occuparsi delle coltivazioni. A Cremona i raccolti e il cibo non mancavano. Così i cremonesi, abbandonate le rivalità campanilistiche e per iniziativa di signore facoltose, decisero di inviare derrate ai vicini. La notte tra il 12 e il 13 dicembre una teoria di asinelli, carichi di sacchi di grano, giunse in città e i cremonesi cominciarono a lasciarli davanti alle porte delle case. Il giorno dopo i bresciani non sapendo chi ringraziare pensarono ad un miracolo di S. Lucia di cui ricorreva la festa.

Un'altra versione racconta di nobildonne bresciane che, acquistato il grano sul cremonese, avevano pregato i confinanti di distribuire i sacchi.

Una tradizione simile riguarda la città di Casalmaggiore (CR). A beneficiare del grano sarebbero stati gli abitanti di Milano.
(tratto da LA PROVINCIA del 10/12/2009)

Ancora oggi S. Lucia si serve di un carretto, trainato da un asinello, per trasportare i doni destinati ai bambini che devono preparare, sulla porta di casa, una ciotola d'acqua e un mazzetto di fieno per rifocillare l'asinello e sul tavolo una tazza di latte e dei biscotti per Santa Lucia. Dovranno inoltre farsi trovare a letto, rigorosamente addormentati, per evitare di ricevere la cenere negli occhi.

Quali le tradizioni delle vostre zone?




P.S.: buon onomastico a tutte le LUCIA.

12 DICEMBRE

martedì 8 dicembre 2009

UN RICETTARIO PER IRIS



Questa mattina, prima di recarmi al lavoro, ho fotografato il mio ultimo lavoretto.

Si tratta di un regalino per una mia carissima cugina, la più vicina a me per età, la più cara di tutte.




Ho trovato questo bel tessuto, cento per cento cotone, che alterna quadri di tela aida a quadri con trama regolarissima che permettono il ricamo a punto croce.



Dall'ultimo numero di "Le idee di Susanna" ho tratto questa superba torta.


Iris è un'ottima cuoca, ama cucinare e soprattutto sperimentare. Tutte le volte che passo da lei ha qualcosa di nuovo da farmi assaggiare e le ricette, già scritte, da regalarmi. L'ultima volta ha preparato una merenda- cena molto ricca e davvero speciale. Un po' meno il quaderno dove conserva le sue ricette.






Così ispirata da ciò che ammiro nei vari blog ho deciso di organizzarle un quaderno ricco di fogli, di vari colori, di buste e taschine che le permetterà di ordinare tutti i suoi foglietti.



Il tessuto a riquadri è diventato la copertina del ricettario mentre il tessuto rosso a fiorellini fa da supporto a buste di varie dimensioni.






Glielo consegnerò domani, spero che sia di suo gradimento.

sabato 5 dicembre 2009

ORTENSIE AD ALBERELLO



Qualche ora fa ho terminato due composizioni floreali delle tre che volevo realizzare con le ortensie essiccate. L'ultima, se riuscirò a riperire ancora materia prima cioè altri fiori, la realizzerò quanto prima.

Siccome il risultato è soddisfacente, e l'insieme molto decorativo, vi mostro subito i primi due alberelli:



qui Gigio, il mio pechinesino, controlla quello in verde che resterà in casa nostra. Certamente è di suo gradimento, ma che intenzioni avrà?...




Ecco l'aberello in rosa che invece prenderà un'altra destinazione: è infatti un regalino per le prossime festività.

Qui di seguito i particolari di entrambi:





Una sfera di oasis fa da supporto ai fiori che costituiscono la chioma. Alcuni nastrini dorati la completano e richiamano le feste. Successivamente si potranno togliere e la composizione sarà adatta anche per i restanti mesi invernali.







Qui sopra i fiocchi che nascondono l'inserzione nel vaso.








LETTERA A GESU'





Caro Gesù,


dà la salute a Mamma e Papà

un po' di soldi ai poverelli,

porta la pace a tutta la terra,

una casetta a chi non ce l'ha

e ai cattivi un po' di bontà.

E se per me niente ci resta

sarà lo stesso una bella festa.

venerdì 4 dicembre 2009

IL PREMIO DI ANNARITA

Due giorni fa, in procinto di uscire per andare al lavoro, il postino mi ha recapitato un pacco. Il mittente era Annarita di Ricamo, fichi e fichi d'india che mi inviava il premio per aver indovinato un suo gioco di quest'estate.

Qui sotto potete ammirare i particolari del ricamo realizzato con la bravura che contraddistingue tutti i lavori di Annarita ( che hanno meritato la pubblicazione su Rakam) e che potete ammirare nel suo blog.



I colori che ha utilizzato si accordano perfettamente con l'arredamento della mia cucina: arancio e blu cobalto.








Le sfilature verticali arancio , incorniciano una losanga blu ad intaglio.






Qui sopra il particolare delle bretelline rifinite a punto a giorno, molto raffinate.



Ecco le tendine, perché di questo si tratta, che hanno trovato la loro collocazione. Avevo, su richiesta precisa di Annarita, inviato tutte le misure e le indicazioni. La realizzazione è perfetta e sono fiera di potervele mostrare. E' un regalo utile e prezioso, il primo regalo di Natale che ricevo quest'anno.


Il pacco era accompagnato da un grazioso biglietto di auguri e da una fornitura di tisane inglesi. Come avrà capito che le adoro?

Grazie, grazie, Annarita.

L'ALBERO DI NATALE











"Nel Nord, invece, dove il sole non dà evidenti segni di vittoria, nel gelido inverno, la festa è segnata da un albero, l'abete, evocazione dell'albero della vita: un albero che resta vivo e verde nel bianco della neve è il vincitore sul rigore del freddo nelle steppe brulle. Ecco allora l'albero vicino alle case e alle chiese o addirittura al loro interno, addobbato di colore e di luce, quasi obbligato a fiorire e risplendere al cuore della notte invernale."


......"Qualcuno, invece del presepe, addobbava l'albero, anche se quest'usanza non era gradita al parroco, perché aveva un vago sapore "protestante", e l'ecumenismo doveva ancora trovare spazio nella chiesa. Io li preparavo entrambi, l'uno accanto all'altro, e quando mi mancava il pino, piantavo in un vaso una scopa di saggina capovolta, la scompigliavo e la addobbavo di luci e palle colorate. Sì, nello stupore creativo di noi bambini anche la scopa, così umile e necessaria, a Natale conosceva il suo momento di gloria luminosa".


Brani tratti da "Ilpane di ieri" di E. Bianchi, Torino, 2008, p.81 e p. 84

giovedì 3 dicembre 2009

L'AGRIFOGLIO

. . . o o o O o o o . . .








L'agrifoglio è un albero che cresce spontaneo su tutto il nostro territorio; un sempreverde che non manca quasi mai nei nostri giardini soprattutto in forma di arbusto.

Le sue foglie sono di un bel verde lucente, o variegate di bianco, i fiori bianchi e molto profumati fioriscono verso maggio; d'inverno le piccole bacche rosse, i frutti, contrastano con le foglie formando un insieme molto decorativo.

Le bacche non sono tossiche per i volatili che amano cibarsene, quando il gelo le rende più morbide. Ne sono ghiotti cince, merli, tordi e soprattutto pettirossi.

La pianta è ritenuta un portafortuna fin dall'antichità. I romani regalavano le sue fronde agli sposi novelli; per i druidi era una pianta sacra, simbolo rinascita della natura, e se ne ornavano il capo; i nativi d'America deponevano le sue fronde davanti alle capanne e prima delle battaglie, per propiziarsene il risultato, bevevano un decotto di foglie di agrifoglio perché ritenevano che desse forza e vigore.

Molte sono le leggende nate intorno a questa pianta. Quella del mondo germanico narra che Valdur, il figlio del dio Odino, colpito a morte da una freccia, cadde in un cespuglio di agrifoglio. Per riconoscenza il dio traformò l'arbusto in una pianta sempreverde ricoprendola di bacche rosse in memoria della morte di Valdur.

Con il tempo anche i cristiani hanno utilizzato questa pianta durante il periodo natalizio per la sua ricca simbologia: i fiori bianchi ricordano la purezza di Maria, le foglioline spinose la corona della Passione, i frutti rossi il sangue versato da Gesù.




mercoledì 2 dicembre 2009

LA STELLA DI NATALE








Era pieno inverno.
Soffiava il vento dalla steppa.
E aveva freddo il neonato nella grotta
sul pendio della collina.

L'alito del bue lo riscaldava.
Animali domestici
stavano nella grotta,
sulla culla vagava un tiepido vapore.

Scossi dalle pelli le paglie del giaciglio
e i grani di miglio,
dalle rupi guardavano
assonnati i pastori gli spazi della mezzanotte.

Lontano, la pianura sotto la neve, e il cimitero
e recinti e pietre tombali
e stanghe di carri confitte nella neve,
e sul cimitero il cielo tutto stellato.

E lì accanto, mai vista sino allora,
più modesta di un lucignolo
alla finestrella d'un capanno,
traluceva una stella sulla strada di Betlemme.

Bruciava come un pagliaio, in disparte
dal cielo e da Dio,
come il riverbero d'un incendio,
come una fattoria a fuoco e le fiamme in un granaio.

Si levava come un'infiammata bica
di paglia e di fieno
in mezzo a tutto l'universo
inquieto per quella nuova stella.

Un sempre più acceso bagliore rosseggiava
su di lei, intenso di presagio,
e accorrevano tre astrologhi
all'appello di fuochi sconosciuti.

Li seguivano cammelli che portavano doni.
E asinelli bardati, uno più piccolo
dell'altro, a passettini calavano dal monte.
E, in una strana visione di tempi venturi,
appariva in lontananza ogni cosa che poi avenne.
Tutti i pensieri dei secoli, tutti i sogni, i mondi,
tutto il futuro delle gallerie e dei musei,
tutti gli scherzi delle fate, tutte le opere dei maghi,
tutti gli alberi di natale al mondo, tutti i sogni dei bambini.

Tutto il tremolio delle candele accese, tutti i festoni,
tutta la magneficenza del variopinto luccichio...
...Sempre più aspro e furioso soffiava il vento della steppa...
...Tutte le mele e i globi dorati...

Una parte dello stagno era dietro gli ontani,
ma l'altra anche di là si scorgeva,
oltre i nidi dei corvi e le cime degli alberi.
E potevano distinguere i pastori
gli asini e i cammelli lungo l'argine.
"Andiamo anche noi, inchiniamoci al prodigio",
dissero legandosi le pelli.

Camminare nella neve li aveva riscaldati.
Tracce di piedi nudi, come fogli di mica,
guidavano alla capanna per la pianura luminosa.
Contro quelle tracce, come alla fiamma d'un moccolo,
ringhiavano i cani alla luce della stella.

La notte di gelo somigliava a una fiaba:
dai monti nevosi, lungo tutto il cammino
scendeva, invisibile, qualcuno fra loro.
I cani esitavano, guardavano inquieti
e, in paurosa attesa, si stringevano ai pastori.

Per quella stessa via, per le stesse contrade
degli angeli andavano, mescolati alla folla.
L'incorporeità li rendeva invisibili,
ma a ogni passo lasciavano l'impronta di un piede.

Una folla di popolo si accalcava presso la rupe.
Albeggiava. Apparivano i tronchi dei cedri.
E a loro, "chi siete?" domandò Maria.
"Noi, stirpe di pastori e inviati del cielo,
siamo venuti a cantare le lodi a voi due".
"Non si può, tutti insieme. Aspettate alla soglia".

Nella foschia di cenere, che precede il mattino,
battevano i piedi mulattieri e allevatori.
Gli appiedati imprecavano contro quelli a cavallo;
e accanto al tronco cavo dell'abbeverata,
mugliavano i cammelli, scalciavano gli asini.

Albeggiava. Dalla volta celeste l'alba spazzava,
come granelli di cenere, le ultime stelle.
E della innumerevole folla solo i Magi
Maria lasciò entrare nell'apertura rocciosa.

Lui dormiva, splendente, in una mangiatoia di quercia,
come un raggio di luna dentro un albero cavo.
Invece di calde pelli di pecora,
le labbra d'un asino e le nari d'un bue.

I magi, nell'ombra, in quel buio di stalla,
sussurravano, trovando a stento le parole.
A un tratto qualcuno, nell'oscurità,
con la mano scostò un poco a sinistra
dalla mangiatoia uno dei tre Magi;
e quello si voltò: sulla soglia, come in visita,
alla vergine guardava la stella di Natale.



B. Pasternàk

martedì 1 dicembre 2009

1 DICEMBRE

NATALE
Napoli il 26 dicembre 1916






Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade

Ho tanta
stanchezza
sulle spalle

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata

Qui
non si sente
altro
che il caldo buono

Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare

(G. Ungaretti)